Perché servono più tecnologie per stimolare l’economia sociale

Articolo di Alessia Maccaferri de "Il Sole24Ore" - Social Innovation Campus

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Perché servono più tecnologie per stimolare l’economia sociale

Fondazione Triulza lancia un pilota con Mind e Finlombarda per il procurement di tecnologie rivolto al mondo delle imprese e cooperative sociali

“Durante la pandemia hanno supplito alle carenze del sistema sanitario e di welfare sui territori. Hanno continuato ad assumere. E hanno accelerato la difficoltosa transizione digitale offrendo soluzioni innovative a bisogni diventati urgenti, dalla didattica a distanza alla consegna dei pasti agli anziani o ai fragili. Sono i quasi 400mila enti di terzo settore (cooperative, mutue, associazioni e fondazioni) che costituiscono il terzo settore e generano un valore della produzione di 84 miliardi di euro, secondo la Fondazione per la Sussidiarietà.

Una ricchezza che la politica spesso sottovaluta e che ha ancora un potenziale da esprimere, se accompagnata da tecnologie, innovazione e capacity building. A Mind (Milano Innovation District) Fondazione Triulza – rete di una settantina di organizzazioni del terzo settore e dell’economica civile nata alla vigilia di Expo 2015 – guida cooperative e start up a vocazione sociale nella sperimentazione di tecnologie che non solo efficientino i servizi ma creino processi di trasformazione nel modo stesso in cui i servizi stessi vengono erogati.

Procurement di tecnologia

La prossima settimana al Social Innovation Campus viene annunciato un progetto pilota che, di fatto, pone l’economia sociale come ecosistema industriale, in linea con le strategie europee. «Come si fa a fare trasferimento tecnologico su quelle 22mila imprese e cooperative sociali che fanno parte del terzo settore e che ne rappresentano la parte più imprenditoriale? Oltre a lavorare sul fronte dell’accompagnamento – spiega Mario Calderini, docente al Politecnico di Milano e consigliere di amministrazione di Fondazione Triulza – abbiamo pensato di stimolare la domanda di tecnologia». Ovvero le aziende presenti in Mind chiederanno prodotti e servizi di tipo tech e il mondo del terzo settore imprenditoriale sarà così invitato a offrire risposte adeguate. «Di fatto riserviamo alle imprese sociali quote di procurement dove c’è una componente tecnologica – spiega Calderini che è anche presidente del comitato scientifico della Social Innovation Academy – In questo modo non spingiamo la tecnologia dall’alto ma sfidiamo le imprese a rispondere a un stimolo di innovazione». Un approccio che riconosce il ruolo potenziale dell’economia sociale come settore strategico così come chiede la Commissione Europa che nel 2021 ha varato il Social Economy Action Plan, dopo aver inserito l’economia sociale come uno dei 14 ecosistemi nella strategia industriale della Unione Europea. Insomma da settore poco visibile e troppo spesso considerato la stampella tra stato e mercato, il terzo settore diventa un vero e proprio pilastro di uno sviluppo che tiene al centro la sostenibilità ambientale e sociale.

Una call to action per le imprese

A Mind si parte ora, con questo progetto pilota che mette assieme Fondazione Triulza, Federated Innovation, contratto di rete di 36 aziende profit che lavorano in Mind, e Finlombarda. «Lanceremo subito una call al mondo corporate affinché le aziende dichiarino i propri bisogni di prodotti e servizi – spiega Chiara Pennasi, direttrice di Fondazione Triulza – Le imprese e le cooperative sociali e le start up potranno dunque diventare fornitrici o partner o clienti». Insomma imprese e cooperative sociali non si limiteranno più alla classica fornitura di cura del verde o del catering ma entreranno nel cuore produttivo di beni e servizi innovativi. Gli ambiti che paiono privilegiati sono la sanità con servizi territoriali, di prossimità e l’ambiente. Ma le collaborazioni non avranno limiti in ingresso.

Il terzo settore imprenditoriale verrà contattato in vari modi, il consorzio Cgm (con 700 imprese e coop sociali e 42mila lavoratori) si è già fatto avanti. Poi sono coinvolti naturalmente Confcooperative, Legacoop e Agci, che da tre anni collaborano con Fondazione Triulza portando il loro sostegno – con i loro rispettivi fondi dedicati – a social tech come Badacare, start up a vocazione sociale che offre una piattaforma per servizi di assistenza come le badanti. O Alchimilla che con l’app Artoo avvicina e i bambini all’arte, dando loro la possibilità di esprimere se stessi e i propri pensieri sul mondo.

In campo finanza e big tech

Il progetto Social Tech di Fondazione Triulza ha coinvolto in tre edizioni una cinquantina di cooperative, imprese sociali, start up sociali, offrendo la possibilità di immergersi nell’ecosistema Mind con percorsi di capacity building e di trasferimento tecnologico. Perché le social tech sono imprescindibili per creare un reale impatto in settori strategici, dalla scuola al welfare, dall’educazione alla qualità della vita. E lo dimostra l’interesse della finanza. Su questo dialoga con Fondazione Triulza anche Start Lab, la piattaforma di business di UniCredit dedicata all’innovazione. Accanto ai settori tradizionali come le tecnologie pulite, scienze della vita, made in Italy innovativo e digitale, il gruppo bancario ha introdotto due anni fa la nuova categoria, quella della innovazione ad alto impatto. Da qui sono passate realtà come UnoBravo, la piattaforma che offre servizi di psicologia online. O come Mygrants, la società benefit che sviluppa soluzioni digitali per favorire l’integrazione degli immigrati. Infine dall’anno scorso si incrocia con il progetto Social Tech anche Cooperazione Digitale, realizzato da Alleanza delle Cooperative Italiane e Google.org per sostenere, con un fondo da 3,5 milioni finanziato dalla divisione filantropica di Google, la trasformazione, la modernizzazione e lo sviluppo di centinaia di cooperative e imprese non profit italiane attraverso l’innovazione e la transizione digitale (tra le altre ha partecipato la cooperativa Detto e fatto, in alto un’immagine del loro progetto digitale nel Museo del Duomo di Milano).

L’ecosistema è dunque diversificato ed è pronto a scalare. Nei prossimi mesi il modello di Mind sull’economia sociale andrà in tour in due regioni del sud Italia.”

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