Inaugurazione di Expo Milano 2015 a Cascina Triulza

Una parata multietnica come dialogo fra i popoli della terra

Oltre 200 artisti da 34 comunità straniere presenti a Milano, gli artisti del network M-WAM, i volontari ed il pubblico di Expo, per un evento che è molto più di una festa

Fondazione Triulza inaugura Expo Milano 2015 con una parata multietnica, per riaffermare che il dialogo e lo scambio fra i popoli della terra è ricchezza, fecondità e bellezza. E mentre denuncia un ordine economico e sociale nemico delle energie della vita apre un cantiere di idee e impegni per costruire un mondo migliore.

A comporre la Parade Artistica di Cascina Triulza, il Padiglione della Società Civile di Expo Milano 2015, hanno partecipato 200 artisti e rappresentanti delle Comunità internazionali presenti a Milano, 15 artisti di M-WAM, il network degli Artisti internazionali che vivono e lavorano a Milano, i giovani delle Accademie creative milanesi e lombarde, i volontari del Servizio Civile per Expo e naturalmente il pubblico dell’Esposizione Universale.

34 le Nazioni rappresentate: Albania, Argentina, Armenia, Bangladesh, Benin, Bolivia, Bosnia, Camerun, Cile, Cina, Colombia, Cuba, Egitto, El Salvador, Eritrea, Filippine, Giappone, Germania, Grecia, Iran, Italia, Kenia, Nigeria, Palestina, Perù, Polonia, Romania, Russia, Senegal, Spagna, Sudafrica, Svizzera, Togo, Venezuela.

La Parade è partita da Cascina Triulza , ha percorso il Decumano ed è arrivata alla Lake Arena dove si è tenuto un grande spettacolo multiculturale di arte visiva, musica danza e teatro.

Dichiara Sergio Silvotti, Presidente di Fondazione Triulza: “La Parade Artistica Multietnica è una scelta con cui vogliamo ricordare come il viaggio dei popoli sia un fondamentale veicolo di incontro fra culture che moltiplica le energie, un fattore di arricchimento per le comunità e come sia necessario superare un ordine economico e sociale nemico della persona e delle comunità, che assume come conseguenza inevitabile che la maggioranza di quei viaggi finiscano nelle lacrime e nel sangue. Un contesto – continua Silvotti – che chiede a chi sta meglio, a chi non è costretto a fuggire, di girarsi dall’altra parte, di restare indifferente al destino di tante vite. Le organizzazioni della società civile sono da sempre espressione della coscienza critica delle nostre comunità, questa situazione non può non richiamarle a un nuovo impegno.”

Compito delle organizzazioni della società civile è anche promuovere una tensione collettiva e popolare perché la strage permanente delle donne e degli uomini che vengono cacciati dalle loro terre (ma anche dei loro vecchi come dei loro bambini) non finisca tra ciò che non muove emozioni e indignazione finendo per scivolare nell’indifferenza.

La fuga di intere popolazioni dalle loro terre, il dramma delle condizioni in cui cercano di attraversare il Mediterraneo non sono eventi eccezionali ed è criminale non prenderne atto e non agire di conseguenza.

(foto www.mrprina.com)

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