Fondazione Triulza ha pubblicato il documento “10 tavoli per 100 anni di sviluppo sostenibili” che illustra il percorso partecipativo – con tutti i passaggi, metodologia utilizzata e risultati – sviluppato nel primo anno di attività dell’Officina dell’Impatto Sociale e Ambientale per l’area MIND Milano Innovation District.
Nel 2018 le attività si sono focalizzate nell’elaborare le prime parole chiave, criticità, proposte progettuali e linee guide che sono state condivise con Arexpo e Lendlease (rispettivamente proprietario e sviluppatore dell’area) per trovare puntuale ingresso e attuazione negli strumenti urbanistici, partendo dal Piano Integrato d’Intervento di MIND.
Il percorso partecipativo ha coinvolto in questa prima fase circa 300 persone provenienti da mondi e settori diversi: istituzioni, enti locali, organizzazioni del terzo settore e dell’economia civile, imprese, università, professionisti e cittadini hanno lavorato insieme per individuare parole chiave, criticità e 37 proposte progettuali e linee guida con cui arricchire il progetto di sviluppo del sito MIND, mettendo al centro l’impatto sociale e ambientale.
Tra le idee progettuali emerse l’insediamento di fattorie urbane, spazi di cura e benessere, servizi innovativi per l’infanzia, centri di aggregazione multifunzionali e multi-età, centri di formazione e di ricerca sull’agroalimentare e sulla finanza etica; la realizzazione di piattaforme e applicazioni tecnologiche per contrastare lo spreco alimentare, produrre energia e promuovere pratiche di economia circolare; l’assunzione di linee guide in tutto il sito su tematiche quali l’accessibilità, la sostenibilità, il coinvolgimento dei giovani o l’inserimento lavorativo di persone in situazione di vulnerabilità.
Le tre parole chiave più ricorrenti nei dieci tavoli sono state Connessione, Inclusione e Comunità, elementi che dovrebbero caratterizzare la nuova città. Le criticità del progetto di sviluppo dell’area più avvertite dai partecipanti: mancanza di dialogo con territorio circostante, creazione di una comunità artificiale selettiva e non inclusiva, autoreferenzialità. Altre due criticità ricorrenti sono stati il tema della integrazione logistica dell’area e il rischio che le organizzazioni del terzo settore rimangano fuori dalle dinamiche di sviluppo.
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